Così sono entrato al bar, ho ordinato un
paio di gin tonic con pepe nero e delle olive farcite. Nessuna sbronza,
andante sì, in un modo simpatico. Mi sono ricordato di tutti i letti
che ho attraversato in questo hotel. Gli altri ospiti hanno cominciato a
lasciare le poltrone alla spicciolata, poi sono rimasti solo un gruppo
di quattro tedeschi che non sapevano dove andare a cena.
Non era una serata fredda, mi stavo
lasciando alle spalle l’ufficio diventato un campo di battaglia. Mi sono
andato a sedere al banco del bar, elettrizzato all’idea di ritornare in
un angolo per me familiare. Mi sono guardato allo specchio del bar
mentre bevevo e mi parlavo. Non ero bello, non ero neanche tenebroso, ma
riuscivo a rendere divertente perfino quell’ultima volta. Insomma, ero
una persona con la quale era facile parlare. Mi sentivo venti anni di
meno, il pepe stimolava la mente a pescare immagini dai ricordi. Quando
ho fatto per pagare lasciando una mancia che mentalmente ho definito
esatta – né troppo, né troppo poco – mi è caduto addosso come un secchio
d’acqua gelata, l’impressione di quanto fossi più vecchio di quei
tempi. I ricordi fanno maturare rapidamente ed insegnano le buone
maniere: sono andato via. Ho attraversato la sala con passo moderato ma
deciso notando, solo allora, che il velo della nostalgia si stava
squarciando, lasciando così spazio ai graffi sulla pelle delle poltrone,
alla moquette non più rosso veneziano, alle luci traballanti, alle
lentigo sugli specchi, quelle macchie brune sull’epidermide della
vanità. In camera, mi sono sdraiato sul letto, testa immersa nel nero,
ho adattato perfettamente i pensieri al ritmo del silenzio che mi
circondava. E’ stato così che mi sono messo ad osservare il ricordo. Non
era così dolce ricordare? No. Il ghiaccio si era sciolto del tutto
prima ancora che avessi finito di bere, in un modo un po’ crudele. Ci vuole molto tempo a scrivere tutte queste cose, ma bastano pochi minuti per ricordarle.
Mi sono alzato e sono andato a prendere un bicchiere nuovo, poi sono
tornato a sedere sulla poltrona accanto alla finestra, bevendo
lentamente per farlo durare di più. Ho acceso un sigarillo ed ecco, sono
di nuovo tornato a quell’inverno senza fine.
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